Tumori gastrointestinali

Il sistema digerente comprende una serie di organi (esofago, stomaco, fegato, pancreas, colon-retto, ano) che fanno parte o sono in stretta relazione con il canale alimentare. Il suo corretto funzionamento è di fondamentale importanza per l’intero organismo.                         

I tumori del tratto gastrointestinale sono malattie oncologiche comuni con un’elevata incidenza. A livello mondiale, nel 2008 è stato stimato un numero di nuovi casi superiore a 3700000, con un numero di morti attese superiore a 2700000.

Il trattamento oncologico di questi tumori è complesso e varia a seconda della sede di insorgenza: la scelta del migliore percorso terapeutico avviene all’interno di un team multidisciplinare composto da oncologo medico, chirurgo e radioterapista.

Nei tumori gastrointestinali la radioterapia tradizionale con fotoni, con o senza  chemioterapia, può essere utilizzata in modalità neoadiuvante (prima dell’intervento chirurgico), adiuvante (dopo l’intervento chirurgico) o esclusiva.

Nell’ambito gastrointestinale, la finalità ultima della radioterapia, ovvero l’irradiazione a dosi curative del tessuto tumorale con il contemporaneo risparmio del tessuto sano circostante, trova difficile attuazione in ragione:

  • degli ampi volumi clinici di trattamento generalmente necessari per garantire un adeguato controllo della malattia e delle relative vie di diffusione a distanza
  • della presenza di numerosi organi e tessuti sani all’interno e nelle vicinanze del volume bersaglio, che hanno una soglia di tolleranza al trattamento e possono risentire di una dose eccessiva di radiazioni manifestando effetti tossici di varia intensità (anche fatali) a breve (nell’arco di sei mesi dal trattamento) e lungo termine (a distanza di anni dal trattamento).

In questo contesto può trovare indicazione la protonterapia, la quale consente il deposito della dose necessaria di radiazione al termine del percorso del fascio di protoni nel tessuto, con il risparmio totale degli organi non attraversati e un minor rilascio di dose in entrata rispetto alla radioterapia tradizionale con fotoni.

La precisione con cui la dose di protoni si deposita nei tessuti risente in maniera più cospicua rispetto ai fotoni delle variazioni di densità del tessuto che il fascio di protoni attraversa: le variazioni di densità giornaliere (legate a presenza di gas, movimento d’organo) che si possono incontrare nell’irradiazione di questi tumori rendono il trattamento con protonterapia sicuramente complesso.

Allo stato attuale presso il centro di protonterapia di Trento vengono trattati il carcinoma del fegato e del retto-ano.

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