Il trattamento radioterapico è parte integrante nel percorso terapeutico del Linfoma (sia Hodgkin che non Hodgkin). Il progresso nei trattamenti chemioterapici integrati degli ultimi decenni ha migliorati i tassi di cura; la radioterapia resta comunque cruciale per controllo loco-regionale e sopravvivenza e viene utilizzata nei due terzi dei pazienti.
Gli alti tassi di curabilità di queste neoplasie si accompagnano a tossicità tardive correlate al trattamento radioterapico (es. tossicità cardiaca, polmonare, tiroidea, esofagea, sviluppo di neoplasie secondarie).
La protonterapia, in virtù delle proprietà intrinseche al fascio protonico, garantisce un miglior rapporto rispetto alla radioterapia convenzionale tra dose al bersaglio e dose ai tessuti sani circostanti con un possibile miglior rapporto tra controllo locale e tossicità attesa con possibili vantaggi in termini di outcome e qualità di vita.
L’implementazione tecnologica presso il centro di protonterapia di Trento garantisce da inizio del 2018 l’esecuzione di trattamenti di organi in movimento (tecnica molto complessa per quanto riguarda la protonterapia, in virtù dell’elevata sensibilità delle particelle di protoni al movimento d’organo durante l’irradiazione) e permette il trattamento di pazienti affetti da Linfoma in sede critica (es. mediastino).